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Kinder il folletto

06/06/2012


 

Kinder il folletto abita nella città di Follett,  nome ispirato  alla torre al centro della città, che ha è rappresentato un folletto, che al centro del petto sorregge un orologio Kinder ha un cappello verde brillante, a forma conica, la camicetta azzurra con i pois rossi, la giacchetta blu, i pantaloni invece sono abbinati alla giacca, blu, gli scarponcini sono più grossi del piede e sono neri con la punta bianca. Sul petto Kinder ha un grande quadrante rotondo con le lancette verdi, il resto tutto nero. Tutte le notti, la deserta città di Follett, ha un cielo blu intenso, quasi nero, e le uniche luci sono quelle delle stelle luminose. Nessuno usciva dalla proprio abitazione di notte perché girava la voce che ci fosse un mostro che si aggirava  per Follett. Nessuno l’aveva mai visto, o meglio nessuno era sopravvissuto per raccontarlo. Un giorno, però, una bimba di poco più di 5 anni, volle uscire perché, durante la giornata aveva dimenticato nel vialetto vicino alla torre, il pupazzo con cui dormiva. Arrivata in quel vialetto alzò gli occhi per vedere il suo amico folletto, ma non lo vide… La bimba gridò, ma nessuno uscì per vedere cosa fosse successo. Così prese il pupazzo e rientrò in casa. Mente stava per andare a letto si accorse che quello non era il suo pupazzo, ma era proprio Kinder. Era sorridente, con la sua piccola bocca rosa e gli occhi piccolini e blu scuro, le orecchie a punta e rosa. La bambina si chiamava Sara e non disse niente, perché Kinder glielo aveva chiesto. Tutte le notti Sara e Kinder si incontravano, lei ne era emozionata, anche se non lo poteva raccontare. Una notte, prima di andarsene, Kinder disse alla piccola  Sara:  “è stato bello conoscerti”. Lei non capì e lo salutò con un normalissimo “ciao” e poi aggiunse “a domani”, ma Kinder la guardò con aria disperata e disse sconsolato: “mi mancherai”. Lei rispose: “Cosa stai cercando di dirmi Kinder? Te ne vai da Follett?”. Lui sorrise e agginse: “Non mi piacciono gli addii, preferisco di gran lunga gli arrivederci, quindi arrivederci Sara, sei bellissima e bravissima, scommetto che riuscirai a trovare una persona più importante di me, mi mancherai. Lei, triste e sconsolata, gli ribattè: “Ma perché te ne vai? Voglio venire con te, per favore resta a Follett, non avrebbe senso la città senza di te, è da anni che ha questo nome”. Kinder non sapeva cosa fare e porse un’ultima domanda alla piccola: “Dimmi, Sara, quanti anni hai?”. Lei ci pensò e poi rispose: “42! Anzi 79!”. Lui la guardò con occhi contorti, ma poi capì che era troppo piccola per conoscere i numeri, stava solo dicendo quelli sentiti in famiglia. A Kinder dispiaceva andarsene, ma non aveva scelta, non poteva continuare a incutere terrore nella città di Follett. Quel giorno Sara aveva come sempre le treccine scure, una maglietta arancione e una gonnellina blu. Era l’ultima volta che l’avrebbe vista e non voleva dimenticarla. Sara chiamò la mamma che, intimorita, uscì di casa. Gli altri, accortisi che non vi era pericolo, uscirono dalle proprie abitazioni, e videro Kinder su una siepe invece che sulla torre. Lui si spaventò e cercò di scappare, ma in pochi secondi capì che quella gente non voleva fargli del male. Così Kinder potè andare in giro liberamente e Sara ne fu felice e la città di Follett si rianimò e tutti furono felici e contenti.

 

                                                                                                         

 

                                                                       Elisa D’Amato- Stefano Falcone- Naike Marano

 

Elisa D’Amato - Stefano Falcone - Naike Marano - classe 1^ B_Media_"Verdi"_Corsico (MI)

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