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DAIVID E VALCHIRIA

07/10/2009


 

 

Una mattina qualunque a New York, che si potrebbe reputare normale, Daivid, mentre si recava al distretto di polizia per indagare su una banda criminale per un traffico di droga che continuava da molte settimane; ormai si era vicini ad incastrarli.
Dopo una lunga giornata di lavoro, Daivid si dirige verso casa, una bella casetta, con una moglie e una figlia bellissima; era una giornata soleggiata, l’avvenimento del sogno americano. Ma il sogno si era presto trasformato in un incubo, la casa era immersa nella penombra e solo la fioca luce che proveniva dalla finestra aperta dava luce alla casa. Sul muro erano segnati disegni deliranti che sembravano essere usciti dalla mente di un pazzo. Daivid salì le scale quando, gli si presentò davanti un uomo con l’aria strafatta, sembrava pronto ad affrontare un alligatore mutante. Mentre ripeteva frasi senza senso tirò fuori la sua pistola, troppo tardi, Daivid gli aveva già sparato. Sua moglie continuava a urlare e chiedere aiuto, Daivid cercò di entrare dalla porta del bagno, ma era sbarrata, quindi provò ad entrare dalla porta della camera di sua figlia, quando la trovò morta nella sua culla.
Disperato e arrabbiato Daivid sfondò la porta e giunse nella camera da letto. Troppo tardi, era tutto perduto e Daivid era solo, gli restava solo il suo più fidato amico, Alex. Uscito di casa con senza più niente da perdere, si accorse che fuori era in corso una tempesta di neve come se il cielo volesse vendicarsi della terra. Aveva un appuntamento con Alex alla stazione di Benjamin street. Le porte della stazione si erano già chiuse, troppo tardi per tornare indietro, prossima fermata stazione di Benjamin street.
La stazione era stranamente deserta, circondata da un alone di semi oscurità, ma tutto andò bene fino al momento in cui Daivid e Alex si sentì uno sparo e Alex cadde a terra ormai senza vita. Questo era troppo per Daivid, ora era veramente solo, sembrava che tutti c’e l’avessero con lui e la polizia stessa lo stava cercando, credendo che fosse stato lui ad uccidere Alex. Daivid decise di partire dai criminali di basso livello per poi arrivare alla persona operatrice di tutto quello che era successo; gliela avrebbe fatta pagare cara. Entrò in un locale chiamato Ragnarock ,dal nome non pareva tanto ospitale, si trattava di un piccola discoteca costruita parallelamente ad una chiesa abbandonata, sull’ingresso c’era scritto: "Nel nome del Padre, del Figlio, nel nome di Jack Wolf". Si addentrò cautamente nel locale. Sul tavolo dell’atrio c’erano libri "satanici" e necromantici. Arrivato sul pulpito, con sua sorpresa, vide Jack Wolf ormai strafatto che ripeteva insensatamente i nomi dei diavoli nordici, predicendo una storia inventata sull’apocalisse. Jack vide Daivid e non si fece scrupoli a cercare di ucciderlo quando, Daivid messosi al riparo, estrasse la sua fidata pistola e con un colpo uccise Jack che cadde a terra morto. Erano tutti morti. Lo sparo finale era servito per mettere un punto esclamativo su tutto quello che era successo... allentò la presa sul grilletto. Daivid esaminò la droga. Icriminali la chiamavano Valchiria ed era molto potente, gli sembrava di non dormire da settimane, finalmente il meritato riposo.
 

Davide Borella - 3^ B

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