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Lo psichiatra televisivo

27/03/2008



In un paese molto piccolo, chiamato Mud-Capanna, in una villa di tre piani, in via Liguria n.15, abitavano quattro persone: i due genitori, Salvatore e MariaElisa, e due figli, Andrea e Priscilla. Salvatore era un uomo alto e robusto e lavorava in una farmacia; invece, MariaElisa, era una donna giovane, magra e alta e prestava servizio in un negozio d’abbigliamento. Priscilla aveva 14 anni e andava molto bene a scuola, Andrea di 6 anni, viveva solo di TV. Anrea pensava che i film o le altre trasmissioni che venivano trasmesse, dicessero tutte cose vere; tanto che, quando vedeva i cartoni animati, cercava di imitare i personaggi. Un giorno, guardando i Pokèmon, vedendo Butterfree, lo imitò e alzandosi in piedi sulla sedia che si trovava sul balcone, si buttò giù tentando di volare. Fortunatamente, fu salvato da un uomo che stava passando in quell’istante e sentendolo gridare alzò la testa e si fermò per aiutarlo. Andrea ringraziò il suo salvatore e risalì in casa, raccontando tutto a MariaElisa, che lo portò subito all’ospedale per un controllo medico. Il dottore spiegò alla donna che il figlio si era buttato, perché si era immedesimato nel cartone animato e aveva provato ad imitarlo; le consigliò dunque una breve terapia da uno psichiatra infantile. Sentendo le parole del medico, la madre rimase sconvolta e portò subito il figlio da uno psichiatra infantile. Dopo parecchi mesi di cura, il piccolo Andrea sembrava guarito. Un giorno, però, guardando un film dell’orrore, andò in cucina a prendere un coltello e si avventò sulla madre graffiandole il viso, sicuro che la madre non si sarebbe ferita. Quando Salvatore sentì l’urlo della moglie, accorse subito in aiuto e tolse dalle mani del figlio il coltello, sgridandolo e picchiandolo severamente. Dopo, portò la moglie all’ospedale, dove fu medicata e avvisata delle condizioni mentali del figlio, che visto l’episodio si erano aggravate. Così i genitori si consultarono e presero la decisione di rimandare il figlio dallo psichiatra. Dopo un paio di mesi, il bambino era guarito, ma il dottore consigliò ai genitori una totale assenza di televisione per almeno due settimane. MariaElisa e Salvatore seguirono il consiglio dello psichiatra e anche il ragazzino provò ad accettare la decisione senza alcuna discussione. Ma dopo una settimana e mezzo, Andrea sentì il bisogno di imitare qualche personaggio della TV. Poiché non era sicuro che tutto ciò che c’era in televisione fosse falso, andò a raccontarlo a Priscilla che, senza alcuna esitazione, lo invitò a uscire. Aveva avuto un’ottima idea, perché proprio quel giorno, nella loro città, venivano eseguite le registrazioni delle puntate di un famosissimo film horror. La ragazzina decise di passare proprio da quel luogo in modo da far capire al fratello la grande finzione che era la TV. Il suo piano riuscì alla perfezione, perché Andrea volle fermarsi e osservando le scene e i personaggi, capì che era tutto un’enorme falsità. Da quel giorno, il piccolo Andrea non confuse più la realtà con la TV e continuò a guardarla fino alla fine dei suoi giorni.


Vicè 91 - Ciccina - 2^d

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