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Mostro in città

27/03/2008



Sembrava una normale notte come tutte le altre.
Ad Orlando, spirava solo un tiepido venticello e il rumore delle foglie accompagnava la notte.
Ma, all’improvviso spunta fuori da uno scantinato ormai abbandonato da anni, un robot. Si trattava di un robot riluttante, con due occhi rossi che spuntavano da un volto rigato e malconcio. Il “corpo” era di color blu, per mimetizzarsi con la notte ed emetteva strani suoni, che aumentavano sempre di piu’ sino a diventare insopportabili. Questo personaggio, già avvistato dalla polizia, ma altamente pericoloso, iniziò la sua opera di distruzione: in poco tempo la città importante di Orlando si trovò con i suoi grattacieli più alti ridotti in frantumi, alberi, pali e semafori sbattuti a terra e infine, le macchine distrutte nel peggiore dei modi. La polizia decise di intervenire, ma si rese conto che l’operazione risultava difficile; il robot era gigantesco ed aveva un cattivo odore. Si cercò di sparargli con diversi tipi di pistole, si provò persino con i carri armati, ma niente da fare, non aveva punti deboli. Ormai nella città non vi era più niente, a parte i milioni di cittadini senzatetto che cercavano di scappare dal robot, ma, sfortunatamente, qualcuno ne rimase vittima.
Tramite satellite si chiese aiuto in tutta la Terra.
Solo dopo poche ore, con navi ed aeroplani all’avanguardia, arrivò un gruppo di soldati, che sembravano intenzionati ad aiutare la polizia a risolvere il grave problema. Ognuno di questi, portava con sé un pezzo, per costruire una macchina in grado di far svenire il “mostro”.
Intanto, arrivarono altri soccorsi esterni, questa volta armati con particolari strumenti laser con cui cercarono di indebolire la potenza del robot, calmandolo, almeno in parte.
I soldat, poi,i terminarono la costruzione della macchina in grado di produrre odori da far svenire il robot per poi ucciderlo. Bisognava agire in modo veloce, altrimenti il robot avrebbe rotto il congegno.

Gli aiuti esterni azionarono la macchina, ma prima, insieme alla polizia, si misero delle maschere antigas; così il congegno in pochi istanti emise odori sgradevoli, ma sembrava che non succedesse proprio niente.
Che delusione! Non si sapeva più cosa fare!
Nonostante ciò, non ci fu una ritirata, quindi, arrivarono aiuti da ogni angolo della Terra: milioni di uomini e soldati, attrezzati con mezzi più sofisticati
Si tentò di congelarlo con tonnellate di ghiaccio, investirlo con mezzi pesanti, ma niente da fare.
Il mostro sembrava imbattibile e resisteva.
Si provò con un ultimo tentativo:
da un gigantesco elicottero, soldati anglosassoni lanciarono un’enorme gabbia di acciaio, ogni sbarra conteneva, al suo interno, altre sette mini sbarre, sempre di acciaio.
Questo robot fu intrappolato e non si poté più liberare. Successivamente, si scoprì che era telecomandato da un gruppo di alieni, nascosti nello scantinato, che volevano impossessarsi della città, per poi farne loro territorio.
La polizia scoprì questo, dato che sul robot vi era collocata un’antenna in grado di ricevere comandi vocali a distanza.
Immediatamente, si scatenò uno scontro: da una parte soldati umani alleati tra loro per proteggere il territorio di appartenenza e dall’altra alieni strani, ma molto buffi, che con le loro navicelle e pistole laser cercavano di impossessarsi del mondo umano.
Per decine di giorni, ad Orlando, si udirono solo colpi di mitraglie e lo scoppio di bombe.
Gli alieni erano molto potenti e resistenti, ma i soldati riuscivano a tenere testa.
Finalmente, dopo parecchie settimane, gli umani ne uscirono vittoriosi anche se con migliaia di morti e feriti e gli alieni, distrutti, furono costretti alla ritirata.
In pochi anni la nota città di Orlando fu ricostruita e gli extraterrestri non tornarono mai più sulla Terra, ma mirarono comunque ad altri pianeti.
Alessandro Venosa - 2^ N

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