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Il passerotto che imparò a volare

24/09/2008


 

Era un giorno normale, come tutti gli altri, mi alzo, faccio colazione e vado a scuola insieme ad una mia amica che si chiama Alice. Lei è di media statura, ha gli occhi marrone chiaro e i capelli castani, è gentile, sensibile, molto timida e anche molto, ma molto, pazza. Arrivate a scuola ci dividiamo perchè dobbiamo andare in classi diverse ( Peccato!! ): io con la mia migliore amica Iuliana, una persona molto gentile e carina, alcune volte quando l’incontro, fa svolazzare i suoi capelli lunghi.
Come sempre, quando entri in classe trovi le stesse facce, mai niente di nuovo!! Cinque ore scolastiche sono passate in un batter d’occhio, ( meno male!! ), durante l’ultima ora ci siamo divertiti un mondo tanto che quando sono tornata a casa, mi faceva male ancora la pancia. Di solito dopo pranzo io non riesco mai a rilassarmi un minuto, una volta devo andare lì, un’altra devo fare i compiti, invece quel giorno riuscii a rilassarmi tantissimo, visto che non avevo compiti. Improvvisamente, verso le quattro e mezza, il campanello suonò e io, spaventata, salto giù dal letto sbattendo la testa, era Alice che era venuta per avvertirmi che dovevamo andare a prendere la nostra amica alle elementari, Giorgia. Lei è un po’ troppo permalosa e la maggior parte delle volte litighiamo, come quest’estate, però anche se ha alcuni difetti e qualche volta ci fa disperare, noi le vogliamo molto bene.
Arrivate davanti alla scuola ci siamo messe a chiacchierare, non accorgendoci che intanto il tempo passava e lei non usciva più. Dopo aver aspettato dieci minuti, per ultima, arriva lei con sua nonna. Entrati nel palazzo lei è rimasta giù in cortile e abbiamo fatto merenda insieme. Dopo ci siamo messe a giocare e nel frattempo è arrivato Francesco, un altro ragazzo che abita lì, lui è gentile, carino e molto testardo. Dopo un po’ di tempo ci siamo accorti che c’era un passerotto che non sapeva volare, visto che era ancora troppo piccolo. Allora abbiamo cercato di prenderlo, ma lui non ne volle sapere. Non ci siamo dati per vinti e abbiamo elaborato un piano per prenderlo. Ci siamo avvicinati con calma a lui e in un baleno l’uccellino fu nelle nostre mani.
Come prima cosa Francesco ha pensato a dove metterlo, ma nel nostro cortile non ci sono molti posti per nascondere un uccellino, però alla fine ci venne un’idea, gli avremmo costruito una casetta!!!!! Ci siamo messi subito al lavoro, abbiamo messo insieme un po’ di cotone, dei cracker, un po’ d’acqua in una piccola scodella, dell’erbetta e dei fiori per decorare.
Il luogo dove l’avremmo messa sarebbe stato un ramo abbastanza alto, dove nessun gatto potesse arrivarci. Dopo aver localizzato il ramo, abbiamo cercato una base per appoggiare il tutto, un pezzetto di legno, abbastanza grosso, ma nessuno ce l’aveva. Eravamo rovinati! Ma come per magia, dal cancello, stava entrando un signore che conoscevamo con dei pezzi di legno tagliati, e noi gliene abbiamo chiesto uno. Con tutti questi elementi finalmente potevamo costruirgli una casetta, perché dove lo avevamo messo in quel momento, non era un posto tanto accogliente!!! Dopo cinque minuti di pausa iniziammo il lavoro, sembravamo dei veri artigiani. Cominciammo dalla base, prima di metterla sul ramo gli costruimmo delle pareti fatte di polistirolo, ma naturalmente con delle finestrelle per respirare. La sistemammo sul ramo legandola con del fili di ferro, per evitare che il vento la facesse cadere e poi la ricoprimmo di erba, per renderla molto più soffice; in un angolino sistemammo un po’ di cotone.
Nella parte opposta posizionammo la ciotolina d’acqua e dei pezzettini di cracker sbriciolati, ed infine sulle pareti ci attaccammo con dei pezzetti di scotch alcuni petali di rose rosa e rosse. Finalmente eravamo riusciti a costruirgli un riparo!!
Ogni giorno, a turno, andavamo a vedere come stesse, gli cambiavamo il cibo, l’acqua, i petali e l’erba. Tutto questo andò avanti per tre giorni, quando una sera, andando a buttare la pattumiera, mi sono accorta che nel nostro cortile c’era un intruso: un Gatto!
Senza pensarci due volte gettai la pattumiera per terra e mi sbrigai a cacciare via quel gatto insolente; nonostante tutto io so che lui non faceva niente di male, ma si stava soltanto procurando del cibo per sopravvivere. Quando se ne fu andato, mi affrettai a controllare che l’uccellino fosse ancora li, per fortuna le pareti della casetta lo avevano salvato, ma ormai quel ramo non era più sicuro per lui!! Il giorno dopo dissi a tutti quello che era successo ed insieme prendemmo una decisione: dovevamo spostare la casetta su un altro ramo più alto. Per due giorni il gatto non si fece più vedere, ma un altro problema stava per nascere: il Temporale. Ci riunimmo per discutere di questa situazione, ma non riuscimmo a trovare una soluzione. Il tempo era poco e un solo pensiero ci frullava per la testa: mettere al riparo l’uccellino!! Io proposi, temporaneamente, di tagliare il filo di ferro che legava la casa al ramo e poi con tutta la casa lo avremmo trasportato in casa di qualcuno al calduccio. Facemmo questa operazione e lo trasferimmo a casa mia. Questa era l’unica soluzione, fino a quando il temporale finì. Dopo riportammo la casetta su un ramo ancora più in alto e tutti sperammo che imparasse presto a volare. Passata una settimana ci accorgemmo l’uccellino non aveva ancora un nome e così ci scervellammo per trovarglielo; a me venne in mente di far corrispondere delle lettere alla nostra età, insieme, l’unico nome di senso compiuto è GILLON. Lo so sarà stupido però…
Dopo una settimana e mezza, quando stavo scendendoper cambiargli un po’ di cose, mi accorsi che GILLON non c’era più, aveva imparato a volare!!! Avvertii tutti e per un po’ di tempo fui molto felice per lui, perché aveva imparato a volare, ma mi mancava il suo “ CIP - CIP “ .
 

Valentina Stancampiano - 3^ B - S.M.S. "Verdi" - Corsico (MI)

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